BEPPE SUCAMIELE : L’ ENTUSIASMO E LA VOLONTA’
Quando ci hai lasciati abbiamo partecipato
al funerale in una atmosfera fortemente emotiva ma sostanzialmente incosciente
dell’ accaduto : l’ottimismo e la sensazione di solidità che trasmettevi
impedivano di pensare che un giorno questi aspetti avrebbero cessato di essere
fisicamente presenti.
Con il passare dei giorni via via i ricordi di 50 anni affiorano
: un discorso, un episodio, una vicenda prendono luce e si sommano in modo
scomposto formando un grumo di pensieri che non è facile mettere in ordine ma ha
un peso crescente e tale da imporre la presa di coscienza della dura realtà.
Il peso di questi ricordi mi sembra insostenibile e provo
ad alleggerirlo scrivendone qualche riga nella certezza di condividerli con le
tante persone che hanno vissuto con noi quei momenti.
L’
Azione Cattolica ( anni ’50 – ’60 )
L’ ambiente di cui eri tra i maggiori animatori
: la mia generazione ed io abbiamo imparato, con più o meno successo, a pregare
( ricordo il Rosario delle 19 alla domenica con la conclusione del canto “
Salve Regina “, di cui eri tra i pochi autorizzati a dare l’ attacco con la nota
giusta ) e a operare per gli altri in modo disinteressato (
facciamo giocare i ragazzi più piccoli e
accompagniamoli alla giornata di ritiro, innaffiamo il campo
di calcio, tracciamo le righe con il gesso per il torneo, scopiamo il cortile
dell’ oratorio dove il ginko e la magnolia non smettono mai di produrre foglie,
facciamo il servizio al bar, andiamo a pulire la piscina che siamo
già a fine maggio, prepariamo il Grest e il falò alla Madonna delle Vigne…)

Il
Calcio ( anni ’60 )
Eri l’ allenatore della miglior squadra Juniores
( e qui si apre la polemica …) che la Virtus abbia avuto.
Abbiamo trascorso una stagione entusiasmante
fino alle semi-finali regionali e alla dignitosa sconfitta di Acqui (
squalifiche e infortuni, però ); non si può dire che fossi un fine tattico, ma
quanto a grinta e incitamenti ( jamme !, jamme ! ) non ti batteva nessuno.
A proposito, lo sapevi che quando il sabato sera prima della
partita uscivamo alle 22.30 dall’ oratorio facevamo finta di andare a casa e
invece andavamo a farci il toast a casa di uno di noi?
Certo che lo sapevi …
La prima montagna ( anni ’60 )
Eravate saliti in tre sul Cervino con Ferdinando Gaspard !
A quei tempi ci facevi da guida ( avevamo 13/14 anni ) sui
ghiacciai del Monte Rosa; si passava da David a Gressoney La Trinité per
affittare corde, piccozze e ramponi e si saliva alla Gnifetti o alla Sella; dopo
una notte insonne ( ti accadeva quasi sempre ) avanti con i 4000 : Cristo delle
Vette, Parrot, Corno Nero, Margherita in un solo giorno!
Il problema maggiore era arrivare a Gressoney con la Topolino,
macchina che consumava più acqua ( ma c’era sempre un pintone pieno nell’
abitacolo ) che benzina.
Il C.A.I. ( anni ’70 )
Intanto noi giovani avevamo cominciato a camminare con le nostre
gambe in montagna, ed anche ad arrampicare.
Ci sostenevi al tempo della fondazione del Cai e naturalmente
facevi parte del primo Direttivo.
Eri tra gli anziani, ma non perciò rimanevi indietro : parliamo
dello sci-alpinismo ?
Alla prima gita ti avevamo consigliato una attrezzatura antiquata
con la talloniera che si alzava di tre centimetri ( eravamo incoscienti, ma
intanto sapevamo che te la saresti cavata ) : era il Col Larissa ( quello che tu
chiamavi Cima Risa ), dove ti eri rovinato i talloni per un mese.
Un po’ dopo al Breithorn, dove il problema non era arrivare in
cima, ma scendere in un tempo minore che in salita.
Allora avevi preso gusto e macinavi punte e dislivelli a
ripetizione, con qualche “ horn “ da 4000 nel Vallese, fino al top dello
sci-alpinismo nelle Alpi : la Nordend!
Nasceva in quei primi anni ’70 il movimento dei podisti /
camminatori ed eri promotore delle partecipazioni alle gare nell’ Albese , un
misto di corsa e di enogastronomia.
Veniva naturale il pensiero a qualcosa di simile anche da noi (
la collina boscosa della Vauda ) e quindi una delle prime iniziative del CAI era
stata la Bric e Valun, che vive ancora oggi.
Ma le decine di chilometri non ti bastavano e allora non ti eri
fatto mancare la Torino – St. Vincent ( 100 km ) !
Anche con l’ alpinismo di alta quota ( misto ghiaccio / roccia
con buoni dislivelli ) non temevi di cimentarti : ricordi la salita al
Dürrenhorn nel Vallese, conclusa con ricca raccolta di funghi nel fondovalle e
sontuosa cena nel ristorante di Ried?
La
Tunisia ( 1977 )
Il viaggio del ricordo e del ritorno.
Inzuppati nei sacchi a pelo sul ponte della nave, cacciati dai
cani nella discarica di Tunisi, addormentati nel giardino della Gendarmerie
dell’ oasi di Tozeur, docciati con il cappello in testa nelle lunghe ore di
attesa alla frontiera con l’ Algeria, qualcuno portato all’ ospedale di Kebili
per dissenteria, alla ricerca dell’ acqua nei pozzi dell’ isola di Djerba ( che
allora era una bella isola semideserta e nulla più ), in groppa al dromedario
davanti all’ anfiteatro di El Djem : tutto era scoperta e motivo di ilare
commento.
Un giorno partimmo alla ricerca del villaggio natale : lo
trovammo, individuasti la casa dove avevi abitato, incontrammo un conoscente di
allora che ci invitò a casa sua, il resto lo tieni nei tuoi ricordi belli ….
C’ è un libro immaginario di cui tanti che ti sono stati amici
possiedono qualche pagina su questi argomenti e interi capitoli di altri ( il
canto, la politica, il volontariato civile,… ).
Sappi che ciascuno conserva le sue pagine con nostalgia e gioia.
Ciao Beppe, e grazie.
Un pensiero a Giüsep Pantalin, Giuan Balari-na, Mario Richiardi,
Marcheto, Gigi Manera, Franco Aspromonte,…..
Beppe Gallo
P.S. : ringrazio il CAI per l’ ospitalità nel sito, nonostante
qualche argomento estraneo all’ alpinismo.
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